Ciao Francesca.
Come di consueto le domande sono interessanti. Cerchero' di offrire il mio contributo, spero che altri possano aggiungersi per completare il quadro.
Il mio trasferimento in Germania e' avvenuto prima dello scoppio della pandemia. Piu' precisamente un anno e mezzo prima della scoperta del cosiddetto paziente zero di Codogno (LO). Ho vissuto e vivo attualmente la pandemia direttamente da un punto di vista tedesco, indirettamente sul versante italiano in quanto sono al corrente delle situazioni familiari e di amici in diverse regioni.
Indubbiamente l'°µÍø½ûÇø si trova nei primi tempi in una situazione di maggiore fragilita' rispetto al Paese di provenienza. L'inserimento richiede tempo, l'adattamento al sistema di vita e di regole non e' immediato. Quando credi di aver raggiunto una buona stabilita' organizzativa e di sistema familiare ecco la pandemia che crea malessere generale e una inquietudine di fondo che alla lunga genera una certa dose di logorio psicologico. Chiaro che mi riferisco a situazioni dove non si sono verificati casi di positivita' familiari. Tuttavia diversi colleghi hanno vissuto con moglie o figli positivi ed hanno avuto decisamente un impatto piu' rilevante.
Occorre trovare delle nuove routine per il lavoro da remoto, scuola on-line, uscite ridotte all'essenziale, rapporti con altre famiglie minimi per circoscrivere il piu' possibile il rischio di contagio. In questo momento a Colonia si registrano circa 200 nuovi positivi / 100K abitanti (media 7gg) e la situazione si e' fatta piu' seria. Negozi tendenzialmente chiusi, chi e' aperto riceve su appuntamento (e con certificato di negativita' al test veloce) oppure con formule tipo "click&collect".
Questa situazione che durera' ancora almeno fino a giugno ha certamente limitato il processo di inserimento e adattamento. La vera integrazione direi che e' qualcosa che richiede molto tempo, magari magari una generazione, in quanto implica un "annegamento" nella cultura locale che non puo' certamente avvenire in pochi anni.
Le limitazioni ai viaggi che ci siamo auto-imposti generano un senso di insofferenza e di frustrazione ma sappiamo che sono necessarie e vanno inserite in un contesto di responsabilita' sociale. Certo ci piacerebbe constatare lo stesso approccio da parte delle altre famiglie ma purtroppo non e' affatto cosi'. Un articolo di giornale recentemente riportava un dato che, se vero, risulta abbastanza illuminante: la media degli spostamenti dei residenti in Germania 2020 vs 2019 e' risultata inferiore di solo il 22%. Infatti non abbiamo mai visto in Germania un lockdown nemmeno paragonabile a quello italiano di un anno fa.
Pertanto le nostre gite per conoscere la citta', la sua regione e le bellezze naturali vicine si sono limitate ai primi 18 mesi di permanenza e questo certamente ci manca molto.
Sappiamo pero' che la strada per la nuova normalita' passa anche per la responsabilita' personale e familiare. E che questo avra' un impatto a livello di societa' allargata. Le cose andranno come noi tutti faremo in modo che vadano, per cui siamo contenti di poter dire "stiamo facendo la nostra parte".
Grazie ancora e alla prossima!
Piergiorgio